Il biometano può contribuire in modo significativo a questi benefici e, secondo il rapporto WAS, i benefici sono valutabili in oltre 1,3 miliardi di euro. Infatti, 5,7 milioni di tonnellate di rifiuti organici sono già intercettate, pari al 55% del totale. L'80% viene trasformato in compost, mentre meno di un decimo produce biogas: 450mila tonnellate. Se si arrivasse a raccogliere il 72,5% dei rifiuti organici prodotti dalle famiglie italiane, da qui al 2020 potrebbe svilupparsi una vera e propria filiera di produzione del biometano. Uno scenario con importanti ricadute occupazionali ed economiche e un sostegno alla diminuzione della dipendenza dalle fonti fossili.
L’industria del waste management e del riciclo riunisce una molteplicità di operatori molto eterogenei, sia per dimensioni, sia per aree di business che per risultati. L’analisi dei 70 maggiori player (rappresentativi di oltre metà del settore) presentata nel rapporto evidenzia come le performance migliori siano delle imprese di grandi dimensioni e più integrate (Grandi Mulitutility), le uniche a riuscire a presidiare l’intera filiera. Nel 2013 questi operatori hanno realizzato circa il 50% degli investimenti che hanno sfiorato il miliardo di euro nel triennio, destinati soprattutto alla manutenzione e all’ammodernamento degli impianti. La strategia di rafforzamento della dotazione infrastrutturale è stata però frenata dai ritardi e le incoerenze della pianificazione regionale, dalle incertezze dei sistemi di finanziamento, dalla mancanza di chiarezza nella normativa nazionale e dalle opposizioni locali alla costruzione degli impianti.
L’azione dei policy maker sarà quindi determinante per il futuro: il settore necessita di maggior chiarezza e stabilità normativa, in modo da ridurre l’incertezza e consentire piani e investimenti di medio-lungo periodo. Servono sistemi di finanziamento efficienti e sostenibili dal punto di vista economico ed ambientale. Bisogna favorire il consolidamento del settore, attraverso l’unicità delle gestione in ambiti territoriali minimi e le aggregazioni. L’ottimizzazione nella gestione e prevenzione dei rifiuti richiede anche una stretta cooperazione lungo l’intera filiera, attraverso una equilibrata distribuzione di responsabilità ed oneri tra i vari anelli della catena del valore. Essenziale è anche la coerenza tra norme che toccano industrie diverse ma che concorrono ai medesimi obiettivi ambientali. Si deve ridurre la frammentazione di competenze e responsabilità, prevedendo anche l’eventuale introduzione di un soggetto nazionale di regolazione del settore. E’ necessaria una vera e propria strategia nazionale per i rifiuti, chiara e di lungo periodo, che sappia valorizzare le competenze e le risorse industriali italiane.
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